La tecnologia a servizio dell’agroalimentare made in Italy
La tecnologia a servizio dell’agroalimentare made in Italy: la mia prima lettera a Mymesys.
Quando ho iniziato i miei studi in Scienze e Tecnologie Agrarie non sapevo benissimo cosa ci fosse alle spalle di una bottiglia di vino o dietro una semplice cassa di arance.
Intrapresi gli studi agronomici solamente perché mio padre era un agronomo e il mio sogno era diventare un “Medico delle piante”, proprio come lui. Successivamente scoprì un mondo nuovo fatto di terra, duro lavoro e rispetto dell’ambiente. È cosi che definisco il settore Agroalimentare italiano. Allora iniziai a vedere oltre quella bottiglia di vino e quella cassa d’arance. Da lí, sentii la necessità di viaggiare scoprire agricolture diverse, stringendo un patto con Demetra, dea greca dell’agricoltura, che mi fa sentire in dovere di migliorare l’agricoltura attuale.
Da qualche anno, si parla sempre piú spesso di innovazione agraria, agricoltura 4.0, Hi-tech agrario, ecc. Sono spesso parole che vengono associate ad un’agricoltura telematica, non tradizionale quasi marziana. Invece no! La tecnologia in agricoltura è solo uno strumento, propio come un aratro o una zappa. Vi sono differenti barriere psicologiche nell’applicazione di questi strumenti, che comprendo e giustifico, ma che lotto quotidianamente.
Il settore agrario necessita di queste tecnologie, per affrontare le problematiche del cambiamento climatico, necessita di modelli che minimizzino il rischio di perdita di produzione, che migliorino la qualità di vita del contadino e aumentino la sicurezza alimentare. Secondo gli ultimi dati Istat, meno del 10% delle aziende agricole italiane ha investito in tecnologie, soprattutto in sensoristica e in pratiche remote sensing.
In questo contesto, il ruolo e la formazione dell’agronomo è essenziale! Il dato “crudo” di un sensore, o una mappa NDVI, non costituisce nessuno strumento che possa supportare le operazioni di coltivazione. Bensí, è l’intepretazione di diversi dati che fornisce soluzioni e strumenti utili. Parole particolari, forti, sconvenienti forse. Ma ogni azienda agricola è differente per microclima, suolo e qualità delle acque. Pertanto mi risulta molto difficile immaginare un applicazione valida e affidabile di un sensore senza il supporto di un agronomo.
I tempi sono sufficientemente maturi per riempire questo gap di conoscenze e iniziare a parlare dei vantaggi concreti delle nuove tecnologie. Su questo, sono lieto di collaborare con i ragazzi di Mymesys per la divulgazione di pratiche innovative, che possono indubbiamente supportare la crescita del made in Italy in campo agrario. L’obiettivo è quello di mantenere aggiornati gli agricoltori e gli agronomi sulle ultime novità nel tentativo di suscitare curiosità e dibattititi.
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